In quella che è (e sarà) la “mitologia” berlusconiana il Cavaliere brandisce sempre la sua spada contro un solo vero nemico: le toghe rosse che da quasi 20 anni sono accusate di perseguitarlo. Ma tra i tanti pubblici ministeri o giudici che – dal quel fatidico 22 novembre 1994 giorno della consegna dell’invito a comparire per corruzione a Napoli – lo hanno indagato, rinviato a giudizio o condannato, ci sono toghe di tutti i colori e non solo di Magistratura Democratica, la corrente progressista all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati. E la favola che il pregiudicato B. racconta da tempo si smonta.
Della stessa Anm che ha nuovamente denunciato il linciaggio mediatico di alcuni magistrati, per fare un esempio clamoroso, non fa più parte Ilda Boccassini – pubblica accusa nei processi Sme Lodo Mondadori e Ruby – che si dimise nel 2008. E mai Boccassini ha avuto alcun ruolo in una delle correnti, né di sinistra né di centro né di destra. Mentre è stato presidente di Magistratura Indipendente, la corrente più conservatrice, il procuratore generale della Cassazione Antonello Mura, che ha chiesto la conferma della condanna della pena principale e la rimodulazione dell’interdizione, sostenendo che il leader del Pdl sia stato “l’ideatore” di quel meccanismo di frodi contestato nel processo Mediaset. Il giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione al centro di una bufera per l’intervista al Mattino, è diventato presidente di sezione della suprema Corte senza il sostegno di Md e del Movimento per la Giustizia, ma con quello delle correnti opposte. Insomma un magistrato che, nonostante la campagna dei giornali vicini all’ex premier, non era gradito alle correnti di sinistra delle toghe italiane. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, esponente storico di Md, è stato nominato alla guida della Procura ambrosiana nel giugno 2010, quando l’affaire Ruby stava già per esplodere.
A processo per le tangenti alla Guardia di Finanza (pm Gherardo Colombo, dato in quota Md ma che non ha mai ricoperto incarichi) l’allora presidente del Consiglio fu rinviato, nell’ottobre del 1995, dal giudice per l’udienza preliminare Fabio Paparella, un giudice considerato moderato e più vicino alle posizioni di centrodestra. Eppure è una una delle toghe che più ha influito sul destino giudiziario del fondatore di Forza Italia, nel bene e nel male. Il magistrato aveva infatti rinviato a giudizio nel 1997 l’ex premier per l’inchiesta sui terreni di Macherio, però dopo aver respinto nel 1995 una richiesta di giudizio immediato. Una decisione quest’ultima che fece gongolare il Cavaliere e dichiarare che c’era un giudice a Berlino. Lo stesso magistrato ha anche dichiarato la prescrizione nell’ambito del procedimento per i fondi neri Fininvest nel gennaio 2003: in quel caso, applicando la nuova norma sul reato di falso in bilancio, il giudice decise di saltare l’udienza preliminare scatenando le ire e un ricorso della procura di Milano che lo accusò di aver impedito l’esercizio dell’azione penale. Titolare dell’indagine l’attuale procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, che non ha mai ricoperto incarichi o avuto ruoli in nessuna corrente. Lo stesso Paparella, che aveva chiesto di astenersi dal procedimento, ha poi rinviato a giudizio l’imputato Berlusconi per il processo Mediaset e per il processo Mills.
Per quest’ultimo il Cavaliere ha avuto due collegi giudicanti in primo grado: il primo quello presieduto da Nicoletta Gandus (Md), pluriricusata dalla difesa, che però non ha emesso alcuna sentenza perché la posizione dell’imputato, causa Lodo Alfano era stata stralciata, ma a sancire la prescrizione in primo grado è stato il collegio presieduto da Francesca Vitale, anche lei ricusata, ma considerata simpatizzante di Unicost e di ispirazione conservatrice. L’accusa, sostenuta dal pm Fabio De Pasquale (considerato in quota Md senza aver mai avuto incarichi o ruoli nella corrente), aveva chiesto 5 anni sostenendo che il reato non era affatto prescritto.
Del procedimento sui diritti cinematografici in tv in primo grado (condanna per Berlusconi), è stato presidente del collegio del Tribunale, Edoardo D’Avossa, ritenuto un moderato progressista ma senza aver mai aver ricoperto un ruolo in nessuna delle correnti di sinistra. In secondo grado a presiedere il processo Mediaset, c’era Alessandra Galli, anche lei finita nel mirino della stampa berlusconiana, ma completamente “anonima” rispetto ad adesioni o incarichi di corporazione. Dato in quota Magistratura Democratica, ma che non ha mai ricoperto incarichi, Oscar Magi, il presidente del collegio che ha condannato a un anno Berlusconi per la vicenda del nastro Fassino Consorte.
In appello il processo per le tangenti alla Guardia di Finanza (maggio 2000) per il Cavaliere era finito molto bene: prescrizione e assoluzione e nel collegio, presieduto da Francesco Nese, c’erano Arturo Soprano e Maria Ocello. Il primo viene considerato un moderato di centro destra, il secondo vicino alle posizioni di Unicost e la terza “agnostica”. Anche per il processo Sme-Ariosto il Cavaliere aveva incassato un successo: in primo grado assoluzione e prescrizione e in secondo assoluzione. Presidente del collegio in primo grado era Francesco Castellano, finito nella bufera per la vicenda Unipol-Bnl. Nel luglio del 2008 le sezioni Unite civili della Cassazione hanno confermato la sanzione della censura inflitta dal Csm per i rapporti che intratteneva con il presidente di Unipol Giovanni Consorte. Castellano poi è stato poi chiamato da Gaetano Pecorella, già avvocato di Berlusconi e deputato Pdl, come consulente della commissione rifiuti.
Per quanto riguarda la vicenda Imi-Sir al Cavaliere dalla corte d’appello presieduta, da Roberto Pallini (nessun incarico ricoperto in alcuna corrente, ma considerato un moderato di area centrodestra) furono riconosciute le attenuanti generiche e l’accusa di corruzione in atti giudiziari derubricata in quella di corruzione semplice e il reato dichiarato prescritto. Berlusconi fu condannato in primo grado (2 anni e 4 mesi) anche per il processo All Iberian: 20 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi. Il collegio era composto da Marco Ghezzi, Marilena Chessa, Paola Matteucci; il primo non ha mai ricoperto incarichi in Md, la seconda considerata vicina all’ala conservatrice di Unicost e data per simpatizzante di Cl e la terza è ritenuta fuori da qualsiasi corrente. In appello sempre per le attenuanti generiche, invece, per l’ex presidente del Consiglio era scattata scatta la prescrizione.
Per quanto riguarda uno dei processi più discussi, quello per concussione e prostituzione minorile, il pm titolare dell’accusa insieme a Ilda Boccassini, Antonio Sangermano, viene considerato un moderato e i tre giudici del collegio che lo ha condannato a 7 anni, Giulia Turri presidente e Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro, non hanno mai ricoperto incarichi o ruoli. Negli ultimi tempi Berlusconi ha incassato anche due proscioglimenti per le vicende relative al procedimento Mediatrade sia a Roma che a Milano e i giudici sono entrambi ritenuti “anonimi” rispetto ad adesioni delle associazioni; il giudice di Roma Pier Luigi Balestrieri era stato chiamato a ricoprire un incarico al ministero della Giustizia nel 1997 (governo Prodi). Considerato “agnostico” anche Francesco Mesiano, un altro bersaglio (causa calzini azzurri) della stampa di destra, perché primo giudice della causa civile su Lodo Mondadori. In quota Md invece il giudice di secondo grado Luigi de Ruggiero.
Delle inchieste ancora in corso tra Napoli e Bari, per i casi De Gregorio e Tarantini, tra i vari pm ci sono magistrati considerati in quota Md; ma si deve ricordare che Antonio Laudati, già procuratore capo della città pugliese e considerato in quota Magistratura Indipendente, è accusato dai pm di Lecce di aver favorito l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e indirettamente Silvio Berlusconi ritardando le indagini sulle escort portate nelle residenze dell’allora premier. Laudati, decidendo il trasferimento da Bari a Roma, ha ottenuto la chiusura del procedimento disciplinare. Per quanto riguarda i magistrati siciliani basti ricordare che la maggior parte vivono sotto scorta perché da anni inseguiti dalla fatwa della mafia.
Nel corso di questi anni il Cavaliere è stato accusato di molti reati: abuso d’ufficio, aggiotaggio, appropriazione indebita, associazione per delinquere, concorso esterno in associazione mafiosa, concorso in strage, concussione, corruzione semplice e giudiziaria, insider trading, falso in bilancio, finanziamento illecito dei partiti, frode fiscale, peculato, prostituzione minorile, ricettazione, riciclaggio, rivelazione di segreto d’ufficio, vilipendio dell’ordine giudiziario. E presunte toghe rosse, toghe azzurre o toghe bianche, nei 33 procedimenti che lo hanno riguardato, lo hanno archiviato o prosciolto quattordici volte, assolto in otto casi, prescritto in sei, ma condannato definitivamente una sola (il processo di secondo grado sull’intercettazione Fassino-Consorte sancirà una prescrizione e l’appello Ruby non è stato ancora fissato). Altre inchieste sono in corso e un’ultima potrebbe arrivare in autunno il Ruby ter: perché entrambi i collegi che hanno giudicato l’affaire delle cene eleganti hanno rinviato gli atti alla Procura per esaminare le dichiarazioni di tutti i testimoni del processo, in maggioranza stipendiati da Berlusconi e Ruby compresa, e le posizioni degli avvocati Ghedini e Longo. E anche di Silvio Berlusconi: troppe le favole raccontate anche in aula.
The post Condanna Berlusconi, il Cavaliere e la favola delle toghe rosse appeared first on Il Fatto Quotidiano.